Capitolo 1 - Come in un romanzo


L’ambientazione è curiosamente simile a quella dei racconti pulp che L. Ron Hubbard scriveva negli anni trenta: temendo un’irruzione dell’FBI, alcuni giovani lavorano freneticamente per distruggere i documenti che potrebbero incriminare il loro leader, e proteggerlo è di vitale importanza, perché solo lui può salvare il mondo.

Controllando l'ultimo piano dell'edificio abbandonato che Scientology ha trasformato nella sua base segreta, uno dei ragazzi scopre delle scatole di cartone impolverate, da cui inizia ad estrarre fotografie ingiallite, manoscritti, diari vergati con calligrafia infantile, pagelle scolastiche, ecc. Sono in tutto 21 cartoni. Il ragazzo è estasiato: si tratta di una scoperta di portata storica, perché quel materiale documenta i primi anni di vita del suo leader. Sarà finalmente possibile sbaragliare le menzogne messe in giro dai suoi nemici e provare a tutto il mondo che il fondatore di Scientology è un genio e le sue ricerche rappresentano la salvezza per l’umanità.

Quel ragazzo era Gerry Armstrong e quando nel 1980 scopriva quel tesoro, Hubbard si nascondeva da anni, ma Armstrong sapeva come fargli avere un messaggio col quale chiese l'autorizzazione per iniziare a catalogare il materiale in vista di una biografia ufficiale. Biografia che avrebbe preparato il terreno per l'accettazione universale di Scientology.

All'epoca Hubbard aveva quasi 70 anni, vissuti male ed era incapace di distinguere tra la realtà e la sua fervida fantasia. Credeva di essere stato l'esploratore adolescente, l'eroe spavaldo, il saggio, l’umanitario e il filosofo di cui si legge nelle agiografie di Scientology. Con un unico balzo si era trasformato da scrittore di fantascienza squattrinato a profeta miliardario. Per quasi un decennio aveva condotto sui mari del mondo la sua flotta privata, aveva cercato di assumere il controllo di diversi stati sovrani, era venerato da migliaia di seguaci, temuto e detestato da molti governi. Uno straordinario ciarlatano, le cui reali avventure eclissavano perfino le sue smargiassate. Eppure si ostinava ad aggrapparsi alla finzione. Quando in quel gennaio del 1980 venne raggiunto nel suo nascondiglio dalla richiesta di Armstrong, approvò senza esitare. Fu l'inizio dell'inesorabile smascheramento di L. Ron Hubbard, il salvatore che non è mai stato.

La storia narrata da Scientology racconta che il piccolo Ron crebbe nel Montana, dove il facoltoso nonno possedeva un enorme ranch che copriva un quarto dello Stato, in compagnia di uomini di frontiera, cowboys e sciamani indiani. All'età di dodici anni L. Ron Hubbard aveva già letto i maggiori classici della letteratura e conosceva la psicanalisi; e tanta cultura non andava a discapito dell’audacia. In uno dei testi fondamentali di Scientology, “L’Etica di Scientology”, Ron afferma che all’età di sei anni si era servito della tecnica della "lotta del boscaiolo" appresa dal nonno, per sistemare ("polverizzare") una banda di cinque bulli più grandi di lui che vessavano i bambini del quartiere.

La vera storia dei primi anni di L. Ron Hubbard è molto più prosaica e non inizia in un ranch, ma in una successione di appartamenti in affitto necessariamente modesti, poiché il padre, il «Comandante Harry Ross Hubbard della Marina degli Stati Uniti», era in realtà un impiegato che lottava per la sopravvivenza, mentre il nonno non era un facoltoso proprietario terriero, ma un modesto veterinario. Quanto alla promettente carriera di protettore dei deboli, Andrew Richardson, uno dei suoi più intimi amici di infanzia, non lo ricorda in veste di angelo custode: «Non ha mai protetto nessuno» ha raccontato Richardson al giornalista Miller. «Sono sciocchezze. Il vecchio Hubbard era il più grande imbroglione che sia mai esistito».

Gli anni successivi, dal 1925 al 1929 videro il giovane Hubbard girare il mondo nelle vesti di entusiasta ed avventuroso viaggiatore. [...] grazie al sostegno finanziario del ricco nonno, L. Ron Hubbard passò quegli anni girando per tutta l’Asia. Esplorò luoghi tra i più sperduti, vide molti popoli e strane usanze. Ma fu nel Nord della Cina e dell’India, studiando con i Saggi, che si dedicò completamente e con tutte le proprie energie al problema del destino spirituale dell’Umanità.

Dianetics 55!

Fondamentali per accreditare l'immagine di Hubbard come profeta sono i racconti dei suoi viaggi giovanili. Se da adulto diventerà il salvatore del mondo, in gioventù deve mostrare di essere un predestinato. Così Scientology tratteggia un adolescente vivace e curioso che “dal 1925 al 1929” (nacque nel 1911, quindi tra i 14 e i 18 anni) viaggia da solo per tutto l’Oriente, studia culture primitive e apprende i segreti della vita dai saggi di quei lontani paesi: «A soli 15 anni viaggiava da solo in Cina e in Manciuria» (3). In Cina avrebbe incontrato un vecchio mago i cui antenati avevano servito alla corte di Kublai Khan, e un indù che ipnotizzava i gatti. Sui monti del Tibet avrebbe vissuto con banditi che l'avevano accettato per il suo «onesto interesse per loro e per il loro modo di vita» (4). Nelle regioni sperdute della Manciuria avrebbe fatto amicizia con i signori della guerra, dimostrando la sua dimestichezza con i cavalli. Su un'isola senza nome del Pacifico, l'intrepido adolescente avrebbe calmato gli indigeni esplorando una grotta che si pensava fosse «infestata dagli spiriti», dimostrando che il rombo proveniente dall'interno era un fiume sotterraneo. Nelle foreste inesplorate della Polinesia avrebbe scoperto un antico luogo di sepoltura «permeato della tradizione di eroici re e guerrieri. Anche se i suoi amici indigeni temevano per lui, esplorò l'area sacra, perché era mosso dal desiderio di fare tutto ciò che poteva per approfondire la sua conoscenza» (ibidem). Le prodezze di questo avventuroso adolescente erano quotidiane: «Ricordo di aver imparato una volta l’igoroti, un linguaggio primitivo orientale, in una sola notte» (5).

Una partenza davvero straordinaria per la carriera di un guru, se solo fosse vera. Nella realtà Hubbard partì per l’Oriente nel maggio del 1927 (e non del 1925), all’età di 16 anni (e non di 14), insieme alla madre (e non da solo), con destinazione l’isola di Guam (e non per girare tutta l'Asia) dove il padre, all’epoca tenente di marina, era stato distaccato. Rientrerà due mesi dopo, in luglio, alla riapertura della scuola.

Il viaggio di andata, da San Francisco a Guam, durò 36 giorni, e i pochi giorni trascorsi nei porti dove il piroscafo fece scalo, sommati a un’altra vacanza di alcune settimane a Pechino dell’anno seguente (sempre in compagnia dei genitori), costituiscono il quinquennale studio della sapienza orientale del giovane profeta.

La lettura del diario che Ron tenne del viaggio a Guam, offre degli spunti interessanti perché lascia trasparire quello che il giovane esploratore diventerà da adulto: un buon scrittore e un gran bugiardo. Il primo scalo fu a Honolulu. Durante la sosta gli Hubbard visitarono l'isola assieme agli altri passeggeri, e Ron ebbe occasione di fare surf sulla spiaggia di Waikiki. Le onde erano molto più lunghe di quelle della California, scrive nel suo diario, e a volte si “raggiungeva una velocità di 60 miglia orarie”.

La tappa successiva fu a Yokohama, in Giappone, dove si trattennero tre giorni. Il Giappone lasciò Ron indifferente: «Non sembra certo il paese felice dipinto nei romanzi» scrive nel suo diario. «Credo che in Giappone ci sia bellezza unicamente nel periodo della fioritura dei ciliegi, oppure nelle novelle romantiche».

La vista di Shanghai, lo scalo successivo, lo elettrizzò molto di più. Il caotico traffico fluviale composto da «milioni di giunche da pesca» lo lasciò attonito, così come i «cenciosi e decrepiti» coolies, che scaricavano le navi per appena quindici centesimi al giorno. Qui Ron scrive un brano che considerata la giovane età è decisamente apprezzabile: «Sulla strada principale si aprivano centinaia di stretti e interessanti vicoli brulicanti di vita. Grossi pesci galleggiavano qui e là, e sulle nostre teste incombevano grandi vessilli di carta. I negozi erano stipati di ogni sorta di cianfrusaglie. Pesci secchi appesi a corde sbattevano nel vento. Cibarie e granaglie dall'aspetto strano erano stese ovunque. Dappertutto si vedevano poliziotti Sikh. Sono tipi grossi con la barba scura, turbante in capo e pantaloni corti color cachi, molto pittoreschi».

Da Shanghai il piroscafo fece rotta su Hong Kong, città «molto britannica in superficie, ma molto indigena nel profondo» e poi per Manila, nelle Filippine. Qui gli Hubbard lasciano il piroscafo e si trasferirono su un cargo della Marina che condurrà Ron e la madre a Guam. Il trasferimento dei bagagli fu piuttosto caotico, cosa per cui Ron incolpò «i nativi pigri e ignoranti». Accompagnato dal tenente McCain, un conoscente del padre, nelle Filippine Ron visitò i vecchi forti spagnoli di Cavite, che ovviamente affascinarono moltissimo il ragazzo, amante di storie avventurose di cappa e spada. «Tutti i vecchi cannoni non esistono più, ma rimangono le piazzole. Che posto terribile in cui combattere. Le postazioni erano trappole ed occorrono quattro uomini per aprire una porta. Ci sono gallerie che collegano tutti i forti ad un'antica cattedrale in disuso e piena di serpenti, pipistrelli e immondizia. Molto misteriosa». Ancora sette giorni di navigazione attraverso il Mare delle Filippine e il 6 giugno la nave approda a Guam, da dove sarebbe ripartito 6 settimane dopo, il 16 luglio 1927. Dopo una noiosa traversata di ventuno giorni Ron sbarca negli USA, e così si conclude la prima metà dell’esplorazione dell’Oriente, che avrebbe dato al futuro umanitario la sapienza orientale, e ricomincia la scuola, che darà al giovane Ron l’istruzione di base.

Alcuni mesi dopo, quando il 14 maggio 1928 Ron non si presenta a scuola, gira voce che sia stato espulso. «Eravamo certi che fosse scappato in tutta fretta» ha ricordato suo cugino Gorham Roberts. «Ron litigò con un insegnante a cui diede uno spintone. Il vecchio preside, un tedesco di Heidelberg, era molto severo in fatto di disciplina. Così Ron pensò fosse meglio non farsi più vedere». La zia Marnie ha dato una versione più indulgente: «Nel cuore era un avventuriero. Aveva uno spirito vagabondo e non sopportava l'idea di restare nella piccola Helena quando c'erano tante avventure altrove».

Quale che sia la verità, Ron non tornò più alla Helena High School. Sul suo diario ha scritto due distinti racconti sugli eventi che lo avevano spinto a lasciare Helena, e anche se i racconti sono separati da appena poche pagine, molti dettagli non concordano. Pare che stesse accompagnando a casa gli amici sulla sua «potente Ford» (presumibilmente il modello “T” del nonno) quando venne colpito alla testa da una palla da baseball. Fermò la macchina e sistemò i responsabili, colpendoli così duramente da fratturarsi la mano destra. «Fu l'inizio della fine. Non potevo più aspettare, e la scuola scompariva dalla mia visuale. La mano mi venne riaggiustata quattro volte, e la vita perse tutta la sua gioia. Vendetti la Ford e andai verso Ovest». Ron saltò sul primo treno per Seattle e da lì «ripartii a mezzogiorno, incamminandomi veloce con un pesante zaino sulle spalle, verso i nobili e vergini Monti Olympics (6). Alle nove di sera montai il campo circa due miglia sotto il sentiero dello "Shelter Rock". Dodici ore più tardi venivo colpito e azzoppato da una frana di massi, fortunatamente lo zaino mi evitò la frattura della colonna vertebrale. Vedendo il sangue uscire copioso dal polso, decisi che era veramente il caso di fare visita a Herr Docteur». Non vengono fornite spiegazioni sull'incidente e su come - ferito - fosse riuscito a raggiungere Bremerton, nelle vicinanze di Seattle, dove venne curato dal medico della Marina. Da questi apprese che nel giro di una settimana (nel primo racconto) o di due settimane (nel secondo) la USS Henderson sarebbe salpata dalla California diretta a Guam. Quella notte stessa (nel primo racconto), otto giorni dopo (nel secondo) prese il treno notturno per la California per raggiungere i genitori a Guam.

Quando raggiunse San Diego, «sul punto di svenire per mancanza di cibo e di sonno», sempre secondo il suo diario venne informato che per imbarcarsi serviva l’autorizzazione di suo padre. «Tremante di paura feci inviare un messaggio radio a Guam … camminai l'intera giornata per le strade di San Diego, tormentato dalla possibile reazione del Grande Vecchio. Avevo motivo di preoccuparmi». Senza dubbio il Tenente Hubbard, laggiù a Guam, doveva essersi chiesto che diavolo stesse succedendo quando lo informarono che il figlio era a San Diego, in California, a oltre duemila chilometri da casa, in attesa di imbarcarsi. Inviò comunque il suo assenso che, secondo Ron, giunse a San Diego appena un'ora prima della partenza della nave. Il che non concorda con il giornale di bordo della Henderson da cui risulta che “L.R. Hubbard, figlio del Tenente H.R. Hubbard della Marina degli Stati Uniti, è salito a bordo con destinazione Guam” alle ore 16,20 di Sabato 30 giugno. La nave partì soltanto alle 13,30 del giorno successivo. Altri particolari non coincidono. Nel fascicolo d'archivio del Tenente Hubbard, risulta che fin dal 10 maggio, quattro giorni prima di scomparire da scuola, Ron aveva scritto al Ministero della Marina, chiedendo informazioni sui trasporti diretti a Guam, e un mese prima di imbarcarsi, il 28 maggio, aveva avanzato formale richiesta di passaggio sulla Henderson. Comunque Ron non avrebbe mai permesso alla cruda verità di rovinare una storia emozionante. Così ci racconta che mentre stringeva con una mano la valigia e con l’altra il corrimano della passerella della nave, finalmente arrivò l’autorizzazione all'imbarco. Nel tragitto tra San Francisco e San Diego aveva perso il baule, ma sembrò non preoccuparsene: «L'Henderson salpò con me a bordo» annotò trionfalmente, terminando il capitolo con un brioso post scriptum: «Vi racconterò il segreto di questa mia strana vita. Ssssstt! Sono nato di venerdì tredici». Sfortunatamente non era vero neppure quello. Il 13 marzo 1911 era un lunedì.

Così nel luglio del 1928 Ron è per la seconda volta a Guam. Nei suoi diari omise qualsiasi accenno alla reazione dei genitori al suo ritorno sull'isola. Dopo mesi di lontananza, Harry e May furono sicuramente felici di rivedere il figlio diciassettenne, ma non dovettero aver accolto con altrettanta gioia la decisione di abbandonare la scuola superiore. Comunque non era più possibile rimandarlo negli Stati Uniti in tempo per frequentare l'ultimo anno, per cui la madre si impegnò a farlo studiare per l'esame di ammissione all'Accademia Navale. Da parte sua Ron non sarebbe potuto essere più felice di sostituire l'autoritario regime del vecchio preside, con il fascino esotico di Guam e le indulgenti lezioni della madre. In ottobre gli Hubbard ebbero la possibilità di fare un viaggio in Cina sulla USS Gold Star. Partirono il 6 ottobre e Ron tenne un accurato diario del viaggio, come aveva sempre fatto. «È una sensazione deliziosa» scriveva «sentire di nuovo sotto di me il martellare dei motori, e ascoltare lo sciabordio delle acque profonde all'uscita dal porto».

Arrivati a Pechino, come tutti i turisti visitarono ogni monumento, che Ron descrisse come «stazioni turistiche». Trovò il Tempio del Paradiso «pacchiano e costruito in modo piuttosto rozzo», il Palazzo d'Estate «un lavoro artigianale molto dozzinale», il Palazzo d'Inverno «non certo un palazzo, secondo me» e il tempio del Lama «spiacevolmente freddo e molto trasandatole voci di chi prega sembrano il gracchiare delle rane, e i canti sono accompagnati da un tamburo e dal suono di un corno d'ottone». In merito ai palazzi Imperiali nella Città Proibita, uno aveva «un aspetto spregevole», e «non valeva la pena citare» la maggior parte degli altri. Soltanto la Grande Muraglia sembrò accendere la sua immaginazione: «il solo manufatto umano visibile da Marte». Se la Cina l'avesse trasformata in una montagna russa, aggiunse, «avrebbe potuto fare milioni di dollari l'anno». Nemmeno i cinesi riuscirono a fare breccia nello sprezzante giovanotto americano. Li trovò superficiali, sciocchi, disonesti, pigri e brutali. «Quando si dice che le Razze Gialle invaderanno il mondo potete mettervi a ridere» annotava. La Gold Star fece ritorno a Guam il 18 dicembre 1928, dove nei mesi seguenti Ron scrisse decine di racconti, ma senza che i suoi diari riportino di vecchi maghi legati alla corte di Kublai Khan, o di indù ipnotizzatori, banditi, signori della guerra, grotte infestate da spiriti, linguaggi primitivi appresi in una sola notte, saggi cinesi e guru indiani da cui avrebbe appreso "tutte le filosofie Orientali".

Ron a Guam nel 1928
Anche se la narrativa di Ron era ancora immatura, dimostrava un evidente talento per i racconti brevi, strutturando abilmente l'intreccio, scrivendo come fosse stato uno scafato uomo di mondo, un avventuriero senza pensieri, amante della vita e sempre pronto a fare a pugni. Ma prima che scrittore, era ancora uno studente che doveva prepararsi per l’esame di ammissione all’accademia, solo che l’attenzione di Ron era talmente distratta dalle fantasiose escursioni nell'immaginazione che, senza sorpresa, non riuscì a superare l'esame di ammissione all'Accademia Navale di Annapolis. Fu tradito dall'odiata matematica.


Pochi uomini sono stati addestrati in tutte le filosofie Orientali e in tutti i più alti livelli di scienza Occidentale tanto bene.

International Management Briefing – Milano 14 luglio 1984


Ron, che considera tanto le aule quanto le scuole troppo limitanti, si avventura di nuovo in un viaggio solitario, ritornando in Oriente a bordo della Henderson. Nel corso dei quattordici mesi che seguono, viaggia nell’entroterra, fino alle colline occidentali della Cina, quindi torna in Giappone, poi scende verso il meridione nelle Filippine e ancora più a sud fino all’Isola di Giava. A bordo del Marianna Maru, una goletta costiera a due alberi, attraversa regolarmente le acque delle coste cinesi come timoniere e commissario di bordo addetto al carico.

L. Ron Hubbard; Un Profilo


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