Capitolo 17 - Il rapimento della figlia neonata


Come era prevedibile, arrivò il giorno che Sara decise di andarsene. Non appena moglie e figlia ebbero tolto il disturbo, Hubbard inviò un telegramma a Barbara Kaye; le disse che l'amava e aveva bisogno di lei. Il 3 febbraio 1951 Barbara prese un pullman, e Hubbard l'andò a prendere alla stazione. «Appena lo vidi venire verso di me» ha raccontato, «capii che era malato». La Kaye, che in seguito sarebbe diventata psicologa, ha fatto una diagnosi clinica di Hubbard: «Non avevo dubbi sul fatto che fosse un maniaco depressivo con tendenze paranoiche. Molti maniaci sono persone deliziose e produttive, con energia e autostima molto spiccate. Lui era proprio così nel suo stadio maniacale, enormemente creativo, sostenuto da sentimenti di onnipotenza, parlava sempre di progetti grandiosi. Ma quando arrivai, era in uno stato di profonda depressione. Se ne andava in giro piangendosi addosso e beveva moltissimo. Pensava che Sara lo avesse ipnotizzato nel sonno, causandogli il blocco dello scrittore. Mi disse che quelli di Elizabeth avevano cercato di mettergli qualcosa nel latte, e un'altra volta avevano cercato di mettergli qualcosa negli occhi e nel cuore per cercare di impedirgli per sempre di scrivere. Quelli erano gli engram che stava percorrendo. Fino a che un giorno si rimise di nuovo al lavoro, molto eccitato ed entusiasta di quanto stava facendo. Cantava e giocava in modo sfrenato, rideva e discutevamo le sue idee in cucina fino alle tre del mattino». Barbara era con Ron da due settimane quando Ron iniziò a mostrarsi molto inquieto per «qualcosa che stava bollendo» a Los Angeles. Decise che dovevano tornare immediatamente.

«Rientrati a LA non lo vidi per una settimana» ha raccontato Barbara. «Poi un pomeriggio si presentò a casa mia sconvolto e pallido. Camminava su e giù per la stanza convinto che Sara e Miles stessero complottando con uno psichiatra di San Francisco per farlo rinchiudere in manicomio. Sara aveva telefonato a Jack Maloney, il general manager di Elizabeth, e gli aveva detto che un medico le aveva raccomandato di farlo curare per schizofrenia paranoide. Disse che aveva scoperto delle lettere che provavano che Miles stava complottando con Ceppos e Winter per prendere il controllo della Fondazione. "Non chiedermi nulla" mi disse. "Sto molto male. Me ne andrò qualche giorno da solo nel deserto. Le cose si mettono molto male"».

Hubbard non andò a meditare nel deserto. Aveva altri progetti: avrebbe fatto rinchiudere Sara prima che Sara facesse rinchiudere lui. Ma prima doveva rapire Alexis. La sera di sabato 24 febbraio 1951, John Sanborn stava facendo da baby sitter ad Alexis Valerie Hubbard, di undici mesi, e alla figlia di un’altra staff, alla fondazione di LA. Verso le 23:00 Sanborn sentì bussare con forza alla porta. Aprì e trovò sulla soglia Frank Dessler, uno degli assistenti di Hubbard, con le mani infilate nelle tasche del soprabito. Sanborn pensò che stesse impugnando una pistola. Poi entrò Hubbard, che prese Alexis dalla culla, diede un calcio a un peluche che stava sul pavimento e scomparve rapidamente nella notte.

Hubbard si rivolse al Westwood Nurses Registry di Los Angeles affinché si prendesse cura di “Anne-Marie” per circa un mese, perché la moglie era malata e lui doveva assentarsi per lavoro. Melba McGonigel, titolare dell'agenzia, ebbe forti sospetti, ma accettò di prendere in affidamento la bambina di "Mr. Olsen". Poco dopo l'una del mattino del 25 febbraio, insieme a Richard de Mille e Frank Dessler, Hubbard andò a casa di Sara, che comprensibilmente era disperata per la scomparsa di Alexis. La caricarono a forza su una macchina che partì a tutta velocità. Sul sedile posteriore Sara si dibatteva piangendo ed urlando. Quando la macchina dovette fermarsi a un semaforo, Sara riuscì quasi a fuggire. L’auto ripartì verso San Bernardino, dove Ron sperava di trovare un medico che la dichiarasse pazza, mentre Sara implorando chiedeva di sapere dove avevano nascosto Alexis. Alla fine Hubbard entrò all'ospedale di contea, mentre Sara era tenuta prigioniera in macchina. Hubbard tornò dopo qualche minuto, stupito e disgustato dal fatto che a quell'ora del mattino non ci fosse un medico disponibile a dichiarare pazza sua moglie. All'alba l'automobile si stava lasciando dietro una nuvola di polvere, diretta a est attraverso il deserto. Sara gridava che appena libera avrebbe fatto arrestare Ron per rapimento, e Ron gridava che se l'avesse fatto non avrebbe mai più rivisto Alexis.

Parcheggiati nella luce acquosa dell'alba in una zona appartata dell’aeroporto di Yuma, la battagliera coppia alla fine si accordò per una tregua temporanea. Hubbard avrebbe lasciato libera Sara e riconsegnato Alexis se avesse firmato una dichiarazione in cui affermava di averlo seguito volontariamente. In lacrime, Sara firmò la dichiarazione, e Hubbard scarabocchiò un appunto: «25 Feb. Per Frank. Con la presente autorizzo Sara a portare Alexis a vivere con lei, quando avrà una casa. L. Ron Hubbard». Scribacchiò il nome dell'agenzia che, disse, si stava prendendo cura di Alexis: «Baby Sitters Inc, vedi elenco del telefono di Hollywood». Lasciarono l’auto a Sara perché tornasse a Los Angeles, con in mano il pezzo di carta che pensava le avrebbe permesso di riavere la figlia. Ma Hubbard non aveva alcuna intenzione di permettere tale riunione familiare. «Era convinto che fino a quando avesse avuto la bambina poteva mantenere il controllo della situazione» ha spiegato de Mille.

Mentre Sara era in viaggio per Los Angeles, Hubbard entrò in una cabina telefonica dell'aeroporto per dare istruzioni urgenti: prelevare Alexis prima che Sara arrivasse da lei e portare la bambina a Elizabeth, nel New Jersey, dove Hubbard l'avrebbe presa in consegna. Sara non impiegò molto a scoprire che Ron l'aveva ingannata. Riuscì a convincere Dessler a rivelarle dove stava effettivamente la bambina, ma arrivò due ore dopo che Alexis era stata portata via. Sara presentò denuncia di rapimento al dipartimento di polizia di Los Angeles, ma Ron fu fortunato: la polizia liquidò l'incidente come lite domestica e si disinteressò della vicenda.

da aviatore audace a provetto marinaio, da esploratore nell’Estremo Oriente a funzionario delle forze dell’ordine a Los Angeles

L. Ron Hubbard - Una cronistoria

Hubbard non andò direttamente a Elizabeth. Voleva evitare che Sara riuscisse farlo internare. Accompagnato dal fedele de Mille prese un aereo per Phoenix, e da lì a Chicago, dove Hubbard si fece visitare da uno psichiatra e poi da uno psicologo, entrambi ugualmente perplessi. «Voleva la testimonianza di un professionista che dicesse che era a posto, e che non era uno schizofrenico paranoide» ha raccontato de Mille. «Prima ci recammo da uno psichiatra che però sentì odore di bruciato e non se ne fece niente. Poi da uno psicologo clinico all'epoca famoso, che fece qualche test ad Hubbard quindi scrisse un rapporto innocuo, dicendo che Ron era sconvolto dai dissensi familiari, depresso per il lavoro e così via. Era una perizia molto superficiale, ma Hubbard ne fu deliziato: non diceva che era pazzo».

Prima di lasciare Chicago, Hubbard compie il suo dovere di cittadino e chiama gli uffici dell’FBI per l’ennesima segnalazione di un comunista. Questa volta il nome è Miles Hollister, l’amante di Sara. Poi Hubbard e de Mille volarono a New York e presero un taxi per Elizabeth dove attesero l'arrivo di Alexis. La Hubbard Dianetics Research Foundation era ancora operativa, anche se assediata dai creditori. Qui, nella già ingarbugliata vita privata di Hubbard, appare un'ulteriore complicazione: Polly Hubbard aveva presentato una richiesta di mantenimento, affermando che l'ex marito era autore di un bestseller, possedeva proprietà di rilievo ed era in grado di far fronte al mantenimento dei suoi due figli: Nibs, sedicenne e Katie, di 15 anni. Hubbard replicò sostenendo che la prima moglie non era una persona affidabile, e che non era in grado di badare ai figli perché alcolizzata.

Siamo al 3 marzo 1951, e questa volta Hubbard veste i panni del patriota. Scrive ancora una volta all’FBI di Washington fornendo i nomi e le descrizioni di ben quindici comunisti. I primi due nomi della lista erano sua moglie e l’amante: «SARA NORTHRUP (HUBBARD) 25 anni, attualmente scomparsa in qualche posto della California. Solo sospettata. Ha avuto amicizie con molti comunisti. Attualmente in intimità con essi, ma forse costretta. Tossicodipendente dall'autunno del 1950. MILES HOLLISTER: residente nelle vicinanze di Los Angeles. Apparentemente un personaggio importante, ma molto giovane. Circa 22 anni, tratti somatici piuttosto slavi. Membro confesso dei Giovani Comunisti. Centro di gran parte della turbolenza nella nostra organizzazione. Licenziato in febbraio quando scoperta sua affiliazione. Attivo e pericoloso. Comunemente armato. Apertamente sleale agli USA».


Quattro giorni dopo Hubbard chiede un appuntamento con un agente dell’FBI, al fine di dare maggior rilevanza alle accuse contro Hollister:
«Hubbard ci ha informati di pensare che i comunisti all'interno della sua organizzazione ne stessero minando la struttura. Ha informato di aver consegnato i nomi di diversi sospetti comunisti all'ufficio FBI di Los Angeles. Hubbard riusciva a ricordare il nome di uno soltanto di questi individui. Ha affermato che Miles Hollister era uno degli individui che sospettava di avere inclinazioni comuniste. A proposito di Hollister, Hubbard ha sostenuto che ha avuto un ruolo significativo nel portare sua moglie, Sara Elizabeth Northrup, alla pazzia. Ha affermato che sua moglie, e la sua automatica calibro 45 dell'esercito, sono scomparse da diversi giorni. Hubbard ha affermato di pensare seriamente che Dianetics possa essere usata per combattere il comunismo. Tuttavia ha rifiutato di fornire chiarimenti in merito. Ha sostenuto che i sovietici si sono resi conto del valore di Dianetics, perché fin dal 1938 un funzionario dell'Amtorg, nel corso di una visita all'Explorers Club di New York, lo aveva contattato suggerendogli di trasferirsi in Russia per sviluppare Dianetics. Nell'evidente tentativo di dare credibilità alle sue affermazioni, Hubbard ha informato di essere stato recentemente psicanalizzato a Chicago, e di essere stato trovato assolutamente normale».
Non era l’opinione dell'agente dell’FBI, che concluse il rapporto definendo Hubbard "un caso mentale". Nel corso della sua breve permanenza a Elizabeth, Hubbard riuscì anche ad alienarsi il vecchio amico e mentore John W. Campbell, che si dimise dalla Fondazione andando così a ingrossare la sempre più lunga lista dei nemici. Secondo Campbell lavorare con Hubbard era impossibile, e lo riteneva responsabile della disastrosa situazione finanziaria del movimento.

Arrivata Alexis, Hubbard si trasferisce a sud facendosi accompagnare dal fedele de Mille. I tre formavano una compagnia davvero insolita: un grosso quarantenne dall'aspetto florido e una sigaretta Kool perennemente tra le labbra; il suo minuto compagno ventinovenne, in evidente stato di soggezione; una vivace bambina di dodici mesi col pannolino, che inizia a camminare. Arrivarono a Tampa, in Florida, alla metà di marzo e presero due stanze in un piccolo hotel. Una per Hubbard, l’altra per de Mille e Alexis. Un paio di giorni più tardi partirono per l'Avana. All’epoca per andare a Cuba non serviva nemmeno il passaporto, e nessuno si stupì di quello strano terzetto. Dopo un paio di notti in un hotel affittarono un appartamento. I giornali di martedì 12 aprile 1951 portarono una nuova cattiva notizia: Sara aveva sporto denuncia e richiesto un mandato alla Corte Superiore di Los Angeles affinché le fosse resa la bambina. I titoli erano in prima pagina: “Fondatore di culto accusato di aver rapito una neonata”, “Hubbard di 'Dianetics' accusato di complotto per rapire la moglie”, “L'autore di Dianetics accusato di tenere nascosta una bambina".


Dopo aver digerito le brutte notizie Hubbard scrisse a Sara. La lettera porta la data del 15 aprile, e contiene tutto il talento dell'autore di pulp per le fantasticherie:
Cara Sara,

Sono stato all'ospedale militare di Cuba e verrò trasferito negli Stati Uniti in segreto la settimana prossima, come scienziato al riparo da interferenze di qualsiasi tipo. Anche se probabilmente il ricovero sarà molto lungo, Alexis è affidata in ottime mani. La vedo ogni giorno. Ha tutto ciò che le serve. Le mie facoltà mentali non sono mai venute meno nonostante tutto quello che mi hai fatto, ma il mio corpo non ha retto. Ho il lato destro paralizzato. Spero che il mio cuore regga. Potrei vivere a lungo, ma potrei anche non farlo. Ma Dianetics vivrà 10.000 anni - perché ora ce l'hanno anche l'Esercito e la Marina. Ho cambiato il mio testamento. Alexis avrà una fortuna. Ma se sta con te, allora non avrà nulla. Spero di rivederti, ciao - Ti amo

RON
Il giorno successivo Hubbard entrò a passo di marcia nell'Ambasciata americana dell'Avana, insistendo per chiedere protezione dai comunisti che, disse, stavano cercando di rubare il suo materiale di ricerca. Chiese aiuto ad un ufficiale dopo l'altro. L'attaché, chiaramente scettico, inviò un cablo all’FBI di Washington per “qualsiasi informazione pertinente” a quel visitatore dagli occhi sbarrati. La risposta fu: “caso mentale”.

Il 23 aprile Sara presentò richiesta di divorzio. Le sue accuse erano sensazionali. Oltre ad accusare Hubbard di bigamia e rapimento, Sara affermava che Hubbard l'aveva assoggettata a «continue torture, compreso impedirle di dormire, percosse, strangolamento e averla usata come cavia per esperimenti». A seguito della sua «folle e pessima condotta», ora soffriva di «timore continuo sia per la sua vita che per quella della figlia che non vedeva da due mesi». La richiesta di divorzio comprendeva altri dettagli: quando vivevano al Chateau Marmont, Ron le aveva detto che non voleva più stare con lei, ma riteneva che un divorzio avrebbe danneggiato la sua reputazione. Le aveva quindi detto che «se lo amava veramente, avrebbe dovuto uccidersi». In seguito le aveva impedito di dormire per quattro giorni, poi le aveva dato dei sonniferi che «l'avevano quasi fatta morire». Sara accusava il marito di aver cercato spesso di strangolarla e in un'occasione, poco prima del Natale 1950, le aveva causato la rottura della tromba di Eustachio dell'orecchio sinistro.

Los Angeles Mirror

Appena dodici mesi prima Hubbard era l’osannato fondatore di Dianetics, ora la sua vita personale era un caos, le Hubbard Dianetics Research Foundations di Elizabeth e Los Angeles si stavano disintegrando, tutto il denaro era stato sperperato, era in ritardo di mesi con il secondo libro ed era bloccato a Cuba con Alexis senza alcuna idea di che cosa fare di lei. Ciò di cui aveva bisogno era un salvatore, preferibilmente un salvatore con una montagna di soldi. E c'era un solo potenziale candidato: Donald “Don” Purcell, imprenditore di Wichita, Kansas. Purcell era un seguace entusiasta di Dianetics e pure milionario. Verso la fine di aprile Hubbard gli inviò un telegramma dall'Avana, dicendogli che aveva bisogno di aiuto. A questo fece seguito una telefonata di de Mille in cui esortava Purcell ad agire rapidamente perché Ron stava morendo. Purcell si mise in moto immediatamente. Inviò a Cuba un aereo privato con una governante per portare in Kansas Ron e Alexis (de Mille dovette restare a Cuba e finire di trascrivere i nastri registrati di Ron). Purcell fu lusingato di poter ospitare L. Ron Hubbard a Wichita. Fu un piacere destinato a durare poco.

I soldi e la gloria di Dianetics erano assolutamente troppi per le persone che ebbi la sfortuna di frequentare… compresa una donna che si dichiarò mia moglie, e che Dianetics curò per una grave psicosi ma che, per danni strutturali al cervello, evidentemente non sarebbe mai stata sana … Pellicce, automobili Lincoln e un giovane uomo privo del concetto dell'onore alla fine sconvolsero la mente della donna che frequentavo. Quando scoprii le sue tresche, lei e questi altri affamati di soldi e potere [Campbell e Winter], cercarono di prendere il controllo di Dianetics.

Dianetics: Assiomi (conferenza di ottobre 1951)



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